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il nostro mare e la sua gente: la pescivendola del porto

storie di gente di mare

19 Aprile 2020
il nostro mare e la sua gente: la pescivendola del porto

Continuiamo il nostro viaggio immaginario all'interno delle storie del nostro paese!
Concludiamo lo scorso racconto sulle tradizioni marinaresche di Bellaria Igea Marina, presentandovi una tipica figura di paese: la Pescivendola! Il mare della Riviera Romagnola, non è stato sempre e solo turismo ma anche lavoro per tante persone tra le quali le famose pescivendole! Insieme alla zdora, ossia alla massaia romagnola, anche la pescivendola è un’importante e intramontabile protagonista della nostra storia e tradizione: un personaggio tanto legato al mare quanto agli uomini, marinai che in esso raccolgono il frutto del loro lavoro!


Sempre in zona porto, nei pressi dell’attuale Palazzo dei Congressi si trova una rotonda assai particolare. Al centro campeggia una statua commemorativa… ma non di uno scrittore o di un poeta, bensì di una donna dai costumi e dal mestiere antico e tipico della zona: una pescivendola!


Ebbene, la figura della pescivendola è centrale nella storia di Bellaria Igea Marina. Erano le donne che, al ritorno dei mariti, prendevano a carico il pesce appena pescato per andarlo a vendere. A bordo delle loro bicilette, dentro ceste e cassette, portavano il pesce fresco nelle borgate e per le case dell’entroterra scambiandolo spesso con prodotti agricoli. Venivano chiamate “pescheraccie”- “Si vedevano in tutte le strade e in tutte le stagioni. Giravano a piedi con in testa un cesto di pesce ancora vivo, appena pescato dai loro uomini. Gridavano “Pesce, pesce vivo!” (memorie di Maura Calderoni)

Anche lo scrittore Alfredo Panzini nella sua opera “Viaggio di un povero letterato”-  1919, ricorda la pittoresca figura delle pescivendole bellariesi.
“...Più lontano, in mezzo alla via, uomini e donne circondavano una di quelle zingaresche pesciaiuole di Bellaria; la quale si stava appollaiata, alta, su le coffe del pesce, in vetta al suo baroccino sgangherato. Giovanissima era; ma garriva che facessero presto, garriva con violenza perché il pesce si corrompe col sole. «E vi do, oggi, o popolo, da mangiare per niente!» dicea. Bene gli uomini le gettavano parole salaci. Ma ella teneva fronte a quei motti, e pur non cessava dal contare il rame ed il nichel su le piccole palme, limate dall'acqua del mare.”
 
A livello di pescato, un tempo si pescava di tutto: sgombri, acciughe ( sardùn ), papaline ( saragoeni ), aguglie ( gusèl ), sarde ( sardèli ), triglie ( barbùn, ròssli ), seppie ( sòepi ), baraccone ( baràcli ), sogliole ( sfòi ), passere ( pàsri ), calamari ( calamèri ), canocchie ( canòci ), cefali ( zòevli ). Durante l’inverno si pescavano i ghiozzi ( mursiùn ), i bianchetti ( òmni nud ), le aterine ( aquadeli ), i garagoli ( gurugùl ), sulla riva si raccoglievano vongole ( puràzi ), telline ( calznèl ), cannelli ( canèl ).

L’attività peschereccia a Bellaria nel tempo è mutata nei modi e nei prodotti ma non si è mai interrotta. Ripercorrendo le spiagge, le vie e le strade del porto ancora si respira l’aria pregna di tradizioni di un tempo. Un viaggio nel passato fatto di odori e sapori, colori del mare, la sua gente e la sua cultura.... in una Bellaria Igea Marina ricca di memoria e tradizioni intramontabili!